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Il Territorio

I Distretti Idrografici


La Direttiva 2000/60/CE individua in Europa 110 Distretti Idrografici, di cui 7 nel nostro Territorio Nazionale (D.Lgs.152/06 – L. 221/15).

Distretti Idrografici istituiti ai sensi della Direttiva 2000/60/CE Distretti Idrografici in Italia

 

 La Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE, norma emanata dalla Comunità Europea, ha richiesto agli Stati Membri la suddivisione dei territori nazionali in distretti idrografici, «unità fisiografiche» di riferimento per la pianificazione e la programmazione della risorsa acqua al fine di:
- assicurare il buono stato quali quantitativo;
- assicurare il monitoraggio ed il controllo della risorsa;
- assicurare l’interrelazione del patrimonio idrico con il sistema ambientale e culturale;
- ottimizzare la gestione del sistema idrico;
- garantire gli usi legittimi.
In verità la ratio di tale scelta, per quanto attiene al nostro paese, era già stata contenuta, in larga parte, nella Legge 183/1989, trasfusa nel D. L.vo 152/06 che ha definito gli ambiti fisiografici di riferimento, l’iter e i contenuti dei piani di bacino, le strutture operative. Decreto ripreso e rivisto in alcune sezioni dalla successiva L.221/15 ridefinendo l’estensione del Distretto Appennino Settentrionale che ha inglobato il bacino pilota del Serchio.
Tale processo di pianificazione a livello di Distretto è stato reso, ed è reso, più estensivo dalla politica e programmazione europea con l’emanazione di una ulteriore direttiva – la 2007/60/CE - relativa alla “Valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni”.
Ad oggi, entrambe le direttive hanno trovato piena attuazione, con la redazione dei “Piani di Gestione Acque” e “Piani di Gestione Rischio Alluvioni” articolati per i distretti idrografici, approvati per i primi cicli e, come previsto dalla vigente normativa, trasmessi alla Unione Europea.
Piani che costituiscono strumenti normativi e tecnici, articolati e complessi tanto da essere attuati per cicli. Entrambi costituiscono i primi strumenti della pianificazione e programmazione di distretto, nelle sue svariate ed articolate sfaccettature. 

La redazione di tali Piani, dunque, è stata affidata ad Enti di nuova istituzione quali le Autorità di Bacino Distrettuali. L'Italia tuttavia, a causa della sua complessa storia geologico/strutturale e della sua particolare orografia, è uno dei paesi a più elevato rischio idrogeologico in Europa. Del resto, da oltre 5 lustri le ex Autorità di bacino (istituite dalla Legge per la difesa del suolo) hanno avviato percorsi finalizzati, tra l’altro, di pianificazione per la mitigazione del rischio attraverso la conoscenza, l’analisi del sistema fisico e del sistema antropico ed alla messa in atto di una “azione virtuosa” per intervenire sia sulle criticità e rischio e sia sulla regolamentazione di uso del territorio, in ambito di bacino.
Ambito, quest’ultimo, che supera il confine amministrativo ed individua quale riferimento il bacino idrografico che in base alla ex L. 183/89 viene inteso come ambito fisico di pianificazione, all’interno del quale devono essere ricondotte le azioni finalizzate alla tutela, difesa e valorizzazione delle risorse.
Concetto, di unità fisiografica di riferimento, ripreso dopo anni dalla comunità Europea attraverso la Direttiva Quadro Acque - 2000/60/CE - che al fine di giungere al "governo delle acque" individua ancora una volta i distretti idrografici configurazione pianificatoria di riferimento.
Con la successiva direttiva 2007/60 – Gestione del Rischio Alluvioni - viene rafforzato il concetto di distretto e vengono definite al suo interno le 17 UOM (Unit Of Managment) relative alle aree per la gestione diretta del rischio alluvioni.
In Italia, con il D.Lgs. 152/06 vengono istituiti i distretti idrografici e, in particolare con la legge 13/09 e D. L.vo 49/10, le Autorità di Bacino di rilievo nazionale “provvedono a coordinare i contenuti e gli obiettivi” del Piano di Gestione Acque e Piano di Gestione alluvioni.
Con la L. 221/15, il DM 24 ottobre 2016, e DPCM 4 aprile 2018 viene avviata l’organizzazione generale delle Autorità di Bacino distrettuale, con l’individuazione e il trasferimento delle unità di personale, risorse strumentali e finanziarie e la determinazione della dotazione organica.

 

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