20 giugno 2023
Il cambiamento climatico
Corbelli: un piano per il Sud
Dissesto idrogeologico, frane e alluvioni non solo le conseguenze di un clima che cambia ma di uno sviluppo che non è in sintonia con la sostenibilità e nel quale l’uomo diventa responsabile delle situazioni emergenziali alle quali periodicamente assistiamo. È una delle riflessioni che emergono intervistando Vera Corbelli, Segretario del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale e Commissario di Governo per le 8 dighe dell’ex area Eipli.
Il Distretto è uno dei sette italiani e dei centodieci europei che si occupa della gestione delle risorse idriche e del governo della risorsa idrica ed è caratterizzato da una significativa presenza di acque non allocate omogeneamente. Una configurazione che ha portato negli anni addietro alla realizzazione di una imponente rete di trasferimento che si sviluppa tra la regione Lazio, il Molise, la Campania, la Puglia, la Basilicata e la Calabria e che vede la mobilitazione di oltre 850 milioni di mc annui.
Sviluppo e cambiamento climatico. Quali le responsabilità dell’uomo e quali della natura?
Oggi scarichiamo tutto sul cambiamento climatico, assolvendoci dei tanti danni che abbiamo causato al territorio, attraverso usi non corretti nella gestione delle risorse suolo ed acqua, tanto da generare un significativo “Disordine Territoriale”.
Disordine sul quale occorre intervenire con urgenza per attuare un percorso virtuoso al fine di agire in maniera organica in quella che è la mitigazione e gestione del rischio idrogeologico, il riassetto territoriale e la ricomposizione ambientale; contribuendo, nel contempo, ad una ripresa delle attività imprenditoriali nel rispetto della sostenibilità del sistema fisico/ambientale.
Un tale percorso richiede una pianificazione e programmazione interdisciplinare condivisa e attuata, in via ordinaria, quotidianamente con l’impegno di tutti, ognuno per la sua parte.
Ma con quale modalità intervenire?
Attraverso la pianificazione di Bacino vengono individuati progetti integrati che, tenendo in debito conto tutte le fenomenologie (frane, alluvioni, erosione costiera ecc.), i beni esposti e la loro vulnerabilità, possono dare riscontri adeguati - attraverso la conoscenza, l’analisi, la modellazione e l’interpretazione dell’evoluzione dei fenomeni - per l’incolumità della popolazione, per la difesa del territorio, per la gestione delle risorse in un’ottica di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Qualche esempio?
Sull’area del Distretto dell’Appennino Meridionale, si stanno definendo, per bacini e sub-bacini idrografici, con approcci semi-quantitativi e quantitativi, progetti integrati su areali interessati da specifiche criticità nonché su aree estese nelle quali si manifestano fenomenologie diverse e fra di loro strettamente connesse.
Tutto ciò a partire da processi di pianificazione ad hoc? Cosa proponete in particolare? Un piano strategico per il Mezzogiorno che faccia leva sui punti di forza del nostro territorio e del sistema fisico ambientale che occorre difendere ed utilizzare in maniera sostenibile e che sia in grado di creare forza lavoro e trattenere i giovani nel Mezzogiorno. È solo una grande idea da costruire? Assolutamente no! Non si tratta di una pura enunciazione, è un progetto definito ed in parte avviato, che sta iniziando a radicarsi sebbene con fatica in una vasta area del nostro Mezzogiorno e nella macro-regione che esso rappresenta. Si tratta di un laboratorio reale che risponde a linee e direttive politiche internazionali ed europee recepite, in parte, dal nostro ordinamento. Piano e progetto sul quale il Governo deve investire con convinzione avendo avuto dimostrazioni di quanto si riesca a realizzare adottando il modello e la strategia messa in campo dall’Autorità distrettuale, nelle sue varie funzioni, in aree ad alta criticità e di interesse prioritario.
Un buono stato del sistema naturale ed ambientale capace di incentivare investimenti sostenibili, innovazione imprenditoriale, mitigazione delle criticità sociali. Tutto questo si traduce nella governance della risorsa acqua e suolo: assicurare un buono stato quali-quantitativo del bene acqua, garantirne gli usi legittimi, preservare gli ecosistemi attraverso misure ed interventi; azioni già programmate ed in corso di attuazione.
Ma anche intervenire sulla mitigazione e gestione dei rischi presenti sul territorio attraverso un approccio multi-scalare, interdisciplinare, scientificamente basato e tecnicamente efficiente. In definitiva, attraverso il risanamento e la valorizzazione del sistema fisico ambientale, la rigenerazione territoriale dare vita alla cosiddetta “fabbrica verde” come motore di sviluppo dell’economia.