Acqua ora, è il momento di cambiare la rotta
Caro direttore, ho letto con grande interesse ed attenzione la lettera del Ministro per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna, pubblicata sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno. Conosco nel dettaglio le tematiche affrontate dal Ministro perché guido in qualità di Segretario del Distretto dell’Appennino Meridionale, uno dei sette italiani, e uno dei centodieci distretti europei che, in base alla normativa di settore sono delegati alla gestione delle risorse idriche. Premettiamo che la gestione, ma parlerei soprattutto di governo della risorsa, avviene per Distretti Idrografici, ossia unità fisiografiche di riferimento nelle quali trova naturale collocazione l’acqua che, in senso lato, comprende la risorsa nel suo habitat naturale ed il complesso sistema di captazione e distribuzione che, spesso, lega intimamente tra loro territori distanti anche centinaia di chilometri come, per esempio, nel caso delle “grandi reti di distribuzione” che si sviluppano, nei territori del Distretto Appennino Meridionale , ed in particolare tra il Lazio, il Molise, la Campania , la Puglia, la Basilicata e la Calabria e che mobilitano 850 milioni di mc annui. Non va mai dimenticato che l’acqua non è un bene illimitato e, quindi, va governato e gestito con oculatezza e visione strategica. Se ne deve controllare la qualità, la quantità e la distribuzione per rendere sostenibile la sua gestione e farla diventare “oro blu” del Paese che, nel riconoscere e valorizzare i beni naturali, li assimili a fonte di benessere e di identità culturale del territorio. E tutto questo è reso ancora più cogente in considerazione delle difficoltà che, da anni, il Paese sta vivendo sul piano economico, sociale e territoriale. Ecco, in questo contesto si inserisce la strategia e l’operato del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale; nel quale vengono trattate oltre alla gestione della risorsa acqua, comprensiva della dispersione idrica, la gestione del rischio alluvioni e da frane, quest’ultimo risulta il più elevato in Europa, e quella del Sistema Costiero unitamente alla difesa e tutela del sistema paesaggistico e culturale. Attività tutte di grande rilevanza per l’identità e lo sviluppo del Paese, essendo finalizzate all’incolumità delle persone e per preservare e tutelare il capitale naturale/culturale/produttivo. Attività che si pongono, tra l’altro, il fine di ridurre le continue fasi emergenziali i cui costi sono ingenti e non più sostenibili dal punto di vista sociale ed economico. Abbiamo ideato un contributo progettuale strategico per il Mezzogiorno che fa leva sui punti di forza del nostro territorio e del sistema fisico ambientale e che deve essere in grado di creare forza lavoro. Si tratta di un progetto definito ed in parte avviato, che sta iniziando a radicarsi sebbene con fatica in una vasta area del nostro Mezzogiorno e nella macro-regione che esso rappresenta. Un progetto sul quale il Governo deve investire con convinzione avendo avuto dimostrazioni di quanto si riesca a realizzare adottando il modello e la strategia messa in campo dall’Autorità distrettuale, nelle sue varie funzioni, in aree ad alta criticità e di interesse prioritario. Il Governo in carica nel nostro Paese ha sottolineato più volte l’esigenza di un indispensabile cambio di paradigma, mettendo al primo posto dell’agenda la sostenibilità degli usi delle risorse acqua e suolo, la salvaguardia, la valorizzazione ed una crescita equilibrata ed armonica del sistema naturale, paesaggistico e culturale con l’ausilio degli strumenti tecnologicamente più avanzati. In tale prospettiva il Distretto Idrografico meridionale ha configurato un quadro strategico di azioni che si collocano nel contesto normativo, si correlano con gli strumenti di pianificazione elaborati ed in corso di aggiornamento, come richiesto anche dalla Comunità Europea, e che rappresentano gli indispensabili scenari di programmazione e di investimento. La forza può nascere solo dalla consapevolezza che è giunto il momento di un cambio di rotta. È il tempo di mettere a sistema le competenze e le progettualità esistenti, le risorse finanziarie, che ci sono ma che vanno bene utilizzate, grazie a proposte integrate e strategiche. Ecco perché è giunto il momento di sedersi intorno ad un tavolo e, a viso aperto, mettersi in gioco. Per il bene del Paese è necessario che i piani ed i percorsi predisposti nella prossima programmazione nazionale non restino un’utopia. È necessario che, con il contributo di tutti, diventino realtà.
Vera Corbelli
Segretario Distretto Appennino Meridionale