Il territorio oggetto dell’intervento è quello del bacino endoreico del Fucino, che si estende per circa 870 km² e ricade nel bacino idrografico del Liri-Garigliano; amministrativamente il bacino in questione ricade nella provincia dell’Aquila.
All’interno di tale unità si inserisce la vasta area di Piana, a forte vocazione agricola, che, unitamente alle aree bordiere, si estende per oltre 300 km².
I comuni ricadenti nel bacino sono: Aielli, Avezzano, Bisegna, Celano, Cerchio, Collarmele, Collelongo, Gioia dei Marsi, Lecce nei Marsi, Luco dei Marsi, Ortona dei Marsi, Ortucchio, Ovindoli, Pescina, San Benedetto dei Marsi, Trasacco, Villavallelonga, la superficie degli stessi ricadente all’interno del bacino ed i relativi abitanti residenti al 01/01/2012 (fonte: ISTAT, 2012).
La Piana del Fucino è compresa fra le quote 648 e i 700 m s.m.m., mentre la zona montuosa perimetrale presenta picchi fino ai 2500 m s.m.m.
La piana è priva di emissari naturali, ed in passato, infatti, era sede di un lago.
Nel I secolo d.C. l’imperatore Claudio, al fine di recuperare i terreni del bacino lacustre all’agricoltura, fece realizzare una galleria per scaricare le acque del lago nel limitrofo bacino del fiume Liri. Dopo alcuni secoli, il funzionamento della galleria fu compromesso, e la superficie lacustre si andò a poco a poco ripristinando. La bonifica integrale della Piana del Fucino si deve ad Alessandro Torlonia, che nella seconda metà del XIX secolo fece realizzare un nuovo collettore in grado di smaltire una portata di circa 40 m³/s. Negli anni ‘40 venne poi realizzato un nuovo emissario con portata di circa 20 m³/s.
Nella piana è oggi presente una fitta rete di canali di bonifica, nella quale affluiscono oltre alle acque meteoriche, quelle provenienti dai corsi d’acqua che circondano la piana (fiume Giovenco ed altri corsi d’acqua minori), e le acque profonde provenienti dai massicci carbonatici che fanno da coronamento alla piana stessa. Le principali attività economiche della piana sono inquadrabili nel settore agricolo. Nella piana sono, infatti, presenti importantissimi impianti colturali di tipo orticolo e si contano circa 2000 aziende agricole che generano circa il 25% del PIL agricolo abruzzese. Nell’area in esame risulta occupato nel settore agricolo il 10% della popolazione attiva, ovvero il doppio della media nazionale con un numero di occupati pari a 3098 (fonte ISTAT, 2001). Le colture attualmente praticate sono altamente idro-esigenti, soprattutto se si considera che, in virtù del clima favorevole, è possibile ottenere due/tre raccolti annui. La pratica irrigua comunemente utilizzata è quella di attingere mediante impianti mobili di sollevamento dalla rete di canali della Piana (alimentati a loro volta sia da prelievi da pozzi profondi che da prelievi da corpi idrici superficiali) e di irrigare mediante impianti a pioggia.
Con lo scopo di mantenere attivo il deflusso idrico nei canali sono stati realizzati numerosi pozzi, generalmente perforati nelle strutture carbonatiche circostanti la Piana, ricche di acque sotterranee. Oltre al prelievo idrico per attività agricole (circa 11.3 milioni di m³, periodo da maggio a settembre) vengono prelevati dagli acquiferi che coronano la Piana cospicui volumi d’acqua anche a scopo idropotabile (11 milioni di m³/anno) e industriale (9.5 milioni di m³/anno). Oltre alle attività agricole si annoverano attività industriali tra cui si citail Centro Spaziale del Fucino "Piero Fanti", teleporto fondato nel 1963 che è il primo e più importante “Teleporto” al mondo per usi civili ed è adibito alla gestione da terra delle telecomunicazioni satellitari con i rispettivi satelliti artificiali in orbita per telecomunicazioni.
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