Le ingenti perdite di risorsa, dovute all’inefficienza delle strutture di trasporto e/o a sprechi negli utilizzi finali, determinano un sovrasfruttamento degli acquiferi, nonché problemi di carattere ambientale, e di conflitto tra i diversi usi, senza riuscire a soddisfare i fabbisogni idrici.
L’utilizzo di risorsa idrica pregiata (acque sotterranee) per usi (quali quello irriguo) che non necessitano di risorsa di così elevate caratteristiche qualitative, impatta significativamente sul bilancio degli acquiferi, determinandone l’abbassamento dei livelli piezometrici, la riduzione delle portate delle sorgenti e decrementi delle portate nell’alveo dei corsi d’acqua.
Un sistema di collettamento e trattamento dei reflui non in grado di garantire livelli di qualità delle acque nei corpi idrici recettori sufficienti, sia da un punto di vista ambientale che per un utilizzo di tali acque.
Negli ultimi anni si è assistito, infatti, a ripetute crisi idriche (l’ultima nell’estate del 2012, la precedente nel 2007) che hanno arrecato ingenti danni economici oltre ai danni determinati alle colture. Le situazioni di siccità comportano anche maggiori costi di esercizio, sia per i maggiori consumi energetici per i pompaggi, sia per la necessità di lavoro straordinario del personale impiegato negli impianti.Analizzando nello specifico il problema dello spreco di risorsa è emerso un valore delle perdite nel sistema di distribuzione idropotabile dal 40% al 70% del volume d’acqua immesso in rete: si riscontrano, inoltre, punte nella dotazione idrica pro capite lorda di circa 845 l/ab*giorno a fronte di una dotazione idrica pro capite di progetto dei sistemi acquedottistici della zona di analisi pari mediamente a 150 l/ab*g. Una delle cause di tali criticità trova spiegazione nella vetustà della rete, ma anche in problemi connessi alla gestione e manutenzione, all’assenza di un sistema di telemisura e telecontrollo nonché nella non completa presenza di contatori alle utenze.
In aggiunta alle criticità relative allo stato quali-quantitativo della risorsa idrica, nel territorio fucense sono riscontrabili criticità legate al rischio idraulico. Le problematiche sono essenzialmente di due tipi, una relativa alle esondazioni che si hanno nella piana, l’altra determinata dal possibile aumento del rischio di esondazione del fiume Liri a valle delle immissioni dei due emissari.
Oltre ai danni arrecati all’agricoltura per gli allagamenti della piana, la fenomenologia interessa l’area del Centro Spaziale del Fucino “Piero Fanti”, oltre ad avere possibili ripercussioni sui territori dei comuni rivieraschi del Liri, anche nell’area del frusinate.
L’Autorità di Bacino ha valutato, nell’ambito del Progetto “Water Map” (Programma Interreg IIIB Archimed) la vulnerabilità intrinseca degli acquiferi (metodo SINTACS), rilevando una vulnerabilità elevata nelle aree poste ai bordi della piana.
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