Caratteristiche fisiografiche e amministrative

Il Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale (Figura 1) – come definito dall’art. 64 del D. Lgs. 152/2006 (di recepimento della Direttiva 2000/60/CE) – include i territori delle Regioni Abruzzo-parte-, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio-parte-, Molise-parte- e Puglia, comprendendo 25 Province, di cui 6 parzialmente (L’Aquila, Chieti, Isernia, Frosinone, Latina, Roma), 1632 Comuni, 100 Comunità Montane, 42 Enti Irrigui di cui 35 Consorzi di Bonifica, 864 Aree Naturali Protette, con una popolazione residente pari a 12.977.357 abitanti (dati Istat al 2023) che rappresenta circa il 23% della popolazione nazionale e un’estensione territoriale di 67.459 km².

Il Distretto dell’Appennino Meridionale è il distretto italiano caratterizzato dalla maggiore estensione di aree costiere; presenta circa 2.509 kml di costa che dal Lazio, sul versante tirrenico, al Molise, sul versante adriatico, mostrano il susseguirsi di una notevole varietà di ambienti con caratteristiche morfologiche e naturali ampie e diversificate, spesso caratterizzati dalla presenza di aree naturali protette.

Il territorio presenta una morfologia eterogenea, da montuosa a collinare, con ampie pianure come il Tavoliere delle Puglie (seconda pianura più estesa della penisola italiana), la Piana di Metaponto, la Piana di Sibari, la Piana di Gioia Tauro, la Piana Campana, la Piana del Sacco, la Piana del Fucino e la Piana Venafrana.

La catena appenninica, che attraversa il Distretto da nord a sud, lo divide nei due versanti tirrenico e adriatico e comprende l’Appennino Meridionale e parte dell’Appennino Abruzzese.

L’Appennino Meridionale può essere suddividersi in quattro tronchi: Appennino Sannita, Appennino Campano, Appennino Lucano e Appennino Calabro. L’Appennino Abbruzzese, ricedente nel territorio del Distretto Meridionale include: i) parte della catena centrale costituita da un gruppo di monti che include M.te Velino, M.te Sirente compresa tra le valli del fiume Velino, dell’Aterno e la conca del Fucino; ii) parte della catena occidentale che comprende un gruppo di monti che include i M.ti Simbruini Ernici (a ridosso del limite regionale Abruzzo-Lazio), i M.ti della Meta e il gruppo delle Mainarde al confine meridionale tra Lazio, Abruzzo e Molise. L’intera catena è compresa tra la valle del fiume Nera e del Velino suo affluente, la valle del Liri, del Sacco e del Sangro.

La complessità della strutturazione propria della catena appenninica e, quindi, dei rapporti geometrici tra le varie unità stratigrafico-strutturali si traduce, nel territorio del Distretto Meridionale, in una notevole variabilità delle caratteristiche litologiche e di permeabilità, condizionando la distribuzione e la geometria delle strutture idrogeologiche e lo schema di circolazione idrica sotterranea a piccola e a grande scala. Le strutture idrogeologiche e le aree di piana, individuate e delimitate nell’ambito del distretto, presentano una potenzialità idrica variabile in funzione delle caratteristiche fisiche quali l’estensione, la litologia, la permeabilità, l’alimentazione, diretta e/o indiretta (travasi idrici), ecc.. Le idrostrutture, individuate e cartografate, per l’area del Distretto sono 191 e sono state raggruppate in vari sistemi acquiferi (Figura 2) in accordo con le normative nazionali vigenti: n. 67 sistemi carbonatici-Tipo A, n. 31 sistemi di tipo misto- Tipo B, n. 29 sistemi silico-clastici-Tipo C, n. 51 sistemi classici di piana alluvionale e di bacini fluvio-lacustri intramontani-Tipo D, n. 8 sistemi dei complessi vulcanici quaternari-Tipo E, n. 5 sistemi degli acquiferi cristallini e metamorfici-Tipo F.

La risorsa idrica, tuttavia, non è omogeneamente allocata a scala di Distretto, ma la grande rete di captazione e di distribuzione è riuscita a creare una “maglia” di “corpi idrici superficiali/artificiali” di imponenti dimensioni (Figura 3) che “connettono” i vari territori regionali (dal Molise verso la Campania e la Puglia; dal Lazio verso la Campania; dalla Campania verso la Puglia e la Basilicata, dalla Basilicata verso la Puglia e la Calabria). I trasferimenti sono “pregnanti” anche a livello di “travasi sotterranei”, in quanto la circolazione idrica sotterranea complessa ed articolata dà luogo a notevoli flussi di risorse idriche che travalicano i confini dei bacini superficiali e dei territori regionali.

Il sistema fluviale è costituito da un fitto reticolo idrografico (fatta eccezione l’area in corrispondenza della penisola Salentina e delle Murge – Regione Puglia) che, tra fiumi di pianura, aste torrentizie e fiumare, copre uno sviluppo di circa 31.000 km e presenta un’articolazione molto varia in relazione alle dimensioni dei bacini idrografici, alle caratteristiche idrologiche (regime pluviometrico), idrauliche (lunghezza e larghezza del corso d’acqua, portata media, ecc.), geolitologiche (litologia e permeabilità dei terreni) e morfologiche (altitudine media, pendenza, ecc.). 

Sulla base di tali aspetti è possibile distinguere i bacini idrografici dell’Appennino Meridionale in tre gruppi:

Bacini appenninici del versante tirrenico centrale: si presentano di notevoli dimensioni a causa della notevole distanza della catena appenninica dalla costa e delle caratteristiche geolitologiche e strutturali. Sono caratterizzati da un regime di deflussi abbastanza irregolare, molto influenzato da quello delle precipitazioni di tipo sublitoraneo marittimo con due massimi, uno autunnale e l’altro primaverile e con minimo marcato nel periodo estivo. I principali bacini sono: Volturno, Liri-Garigliano, Sele.

Bacini appenninici del versante adriatico: sono molto numerosi ma con superfici di estensione limitata e, data la minore distanza dello spartiacque dal mare rispetto a quelli del versante tirrenico, con corsi d’acqua di minore lunghezza e pendenze elevate. Sono caratterizzati dalla tendenza ad avere un regime torrentizio per effetto anche della modesta permeabilità dei terreni affioranti. I principali bacini sono: Ofanto, Trigno, Biferno, Carapelle.

Bacini tributari del Tirreno e dello Ionio: sono bacini di modesta estensione ricadenti nelle Regioni Campania, Basilicata e Calabria con regimi di portata che risentono in maniera significativi, in ragione delle caratteristiche geo-litologiche, degli afflussi meteorici, coerentemente con le peculiarità del clima tipicamente marittimo, con un minimo marcato nel periodo estivo ed un massimo nel periodo invernale; in particolare, i tratti montani delle aste fluviali possono presentare regimi di portata a carattere spiccatamente torrentizio. I principali sono: Sinni, Noce, Lao, Bradano, Basento, Agri, Crati, Neto. In particolare, i bacini calabresi, ad eccezione del Crati, Neto e Lao, hanno un corso molto breve e bacini inferiori ai 100 kmq e presentano un carattere torrentizio estremo (fiumare), con piene violentissime e lunghi periodi di totale mancanza d’acqua.

Sul territorio dell’Autorità DAM sono stati individuati 1.458 corpi idrici superficiali, rappresentati da: 1.264 corpi idrici fluviali, 57 corpi idrici laghi/invasi, 14 corpi idrici acque di transizione, 123 corpi idrici marino-costieri. Sono stati inoltre tipizzati 578 corsi d’acqua con bacino idrografico ≥ 10 km2 e riconosciuti 134 tipi fluviali.

Oltre la grande varietà in termini morfologici, geologici ed idrici il Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale è caratterizzato da una notevole ricchezza in termini ambientali e storici/artistici. Per quanto riguarda il sistema delle aree protette, ricadono nel territorio del Distretto Idrografico 883 Aree Naturali Protette tra cui 9 Parchi Naturali Nazionali, 48 Riserve Naturali Statali, 25 Riserve Naturali Regionali, 2 Parchi Marini Sommersi, 8 Aree Marine Protette, 24 Altre aree naturali protette, 32 Parchi Naturali Regionali, 8 Zone Umide Ramsar, 550 Aree SIC (Siti di Interesse Comunitario), 87 Aree ZPS – Zone di Protezione Speciale, 41 IBA, 49 Oasi.

L’area del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale per la sua configurazione paesaggistica, il clima salubre e la fertilità dei suoli ha favorito nel corso dei secoli lo sviluppo di insediamenti che nella loro crescita ed evoluzione hanno consentito lo sviluppo di un popolo caratterizzato da elevate capacità tecniche, culturali e commerciali. A convalidare tali caratteristiche sono le notevoli testimonianze storiche diffuse e riscontrabili su tutto il territorio, rappresentate da un patrimonio storico di alto e incommensurabile valore che connota la cultura della nostra area meridionale.

Il patrimonio archeologico, presente sul territorio del Distretto, come catalogato dalle Direzioni Regionali per i beni culturali e paesaggistici, è immenso: sono presenti circa 232 siti di importanza archeologica, storica e architettonica.

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